mercoledì 25 settembre 2013

I Neko Ashi

Gli Scritti del M° Maurizio Orfei.

"I NEKO ASHI"

Credo che il Wadoryu sia lo stile di Karate che conti il maggior numero di codificazioni del Neko Ashi di qualsiasi altro stile.

Ne abbiamo quattro.

Le diverse correnti cambiano i nomi o li riducono a due, ma la codificazione, ritengo, serva a comprende meglio lo sviluppo dei questo concetto motorio.

La postura con un piede in appoggio solo sulla punta non è certo molto stabile e va considerata di passaggio verso un'altra più solida. La forma in se è importante per lo studio e lo stile.
Anche le tecniche costruite su questa postura non possono essere risolutive ne potenti.


Un Giakuzuki in Neko Ashi non ha sostegno e la reazione all’impatto potrebbe addirittura far perdere l’equilibrio a chi lo tira…provate davanti ad un sacco.

La denominazione delle varie forme del Neko Ashi derivano dal rapporto con la posizione dell’avversario in parte, e dalla apertura delle anche rispetto alla posizione iniziale.
Questo ha indotto molti errori di valutazione della tecnica e di comprensione della dinamica.

Shomen, significa frontale, è riferito alla posizione nei confronti dell’avversario. Nel grafico è mostrata la costruzione partendo dallo Shizentai Hidari o Migi, e si ottiene arretrando il baricentro sulla proiezione a terra che passa per l’articolazione coxofemorale e non sulla gamba come viene usualmente illustrato. (immagine Shomen Neko Ashi)
Una precisazione che ci consente di definire i Neko Ashi del Wado Ryu rispetto a posture simili, come il Neko ashi di altri stili e in particolare con il Kokutsu Dachi.
La ripartizione dei pesi, 70-30, 60-40 fra le gambe rimane valida, ma il baricentro non può trovarsi sulla proiezione del piede semplicemente per come siamo fatti e per la filosofia di combattimento del Wado Ryu.

Hanmi Neko Ashi (idem immagine) è generato dalla posizione di Kamae portano il peso indietro sulla l’articolazione dell’anca. Per consentire l’apertura di circa 45°, il piede posteriore cambia posizione e si pone con un angolazione di circa 90° rispetto alla linea frontale. E’ la più solida delle posizioni del “gatto”, tanto che nei Kata sono inserite tecniche di braccio come Uraken e Soto Uke.

Ma Hanmi Neko Ashi ( idem immagine) proviene didatticamente dalla postura di Junzuki Dachi.
Le anche si aprono quasi a 180° rispetto alla linea frontale e il piede posteriore si posizione con un’angolazione di 110° circa.
La finalità di questa postura e quella del Nagashi, far passare l’attacco e le tecniche indicate nei Kata, sono Shuto Uke e Kakete.

Vediamo ora l’utilizzo dinamico dei Neko Ashi.
Il motore è la rotazione delle anche utilizzata per schivare ed assorbire.
Nello Shomen e il suo omologo Gyaku, la rotazione è praticamente sul posto l’indicazione dei “90°” rispetto alla linea frontale, ci indica la rotazione da esegeuire , cioè 90° per trovarci, secondo la scelta tattica, rispetto alla linea dell’attacco avversario, Pinan Sandan, o posteriormente, come nel 5° e 6° Sanbon Geri o meglio nel 2° Khion Kumite.
Per lo Gyaku Neko Ashi va precisato che l’anca assume una rotazione “al contrario” e questa caratteristica, ad esempio nello Yondan, lo assimila allo Gyaku Zuki Tobikonde, volendo considerare questa postura nella sua natura di sostegno per un attacco dalla cortissima distanza.

Nel Hanmi Nekoashi, seguendo la stessa indicazione, l’angolo delle anche rispetto alla direzione è di 45° e indica il principio dell’assorbimento utilizzato nel Jujutsu.
La particolarità wado è che oltre all’assorbimento c’è il Nagashi, la schivata, e il Noru, cioè sfruttare l’angolazione della postura provvisoria per lanciare un Uraken portandosi fuori dalla linea di attacco.

Ma Han Mi Neko Ashi, grande apertura dell’anca, fa passare oltre l’attacco ipotizzandolo molto lungo.
Il principio applicato è quello del Nagashi e le tecniche indicate dai kata sono Shuto Uke, Haitto Uke per intercettare e deviare e Kakete per afferrare, come nello Yondan e come caratteristica comune alle posture precedenti, di arrivare a bersaglio utilizzando l’allungo stesso dell’avversario.


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