giovedì 16 gennaio 2014

Perle di Saggezza..

Il Programma Tecnico Wadoryu va praticato costantemente.

Il programma di Wado Ryu ha delle caratteristiche che non devono essere confuse con l'idea utopica del Karate Universale.
Un pugno sembra essere uguale per tutti, ma l'impianto tattico che lo sottende, cioè l'utilizzo secondo i principi dello stile, sono diversi.
Inoltre, ogni singolo Maestro introduce le modifiche interpretative e didattiche dei principi che si attualizzano nelle tecniche. Questo è naturale e fa parte della natura del Karate stesso e del rapporto fra Maestro e Allievo.

Il Maestro percorre la sua strada insieme agli Allievi. Li istruisce e istruisce se stesso tramite loro.
Se l'Allievo deve sostenere un esame annuale, il Maestro lo sostiene ad ogni allenamento, ad ogni tecnica, ad ogni parola che pronuncia.

Non si possono fare sconti sul Programma Tecnico. La preparazione deve essere solida e completa. Se la parte fisica può essere solo sufficiente, non così quella conoscitiva. Un Kata, ad esempio, può anche non essere eseguito come per vincere una gara, ma i principi che esprime devono essere stati compresi e l'allievo deve essere in grado di padroneggiarli al di fuori dello schema stesso.

Non è quindi sufficiente "sapere" un Kata o un Kumite Kata, ma bisogna saperli padroneggiare ed estrapolarli dal loro contesto didattico. Il passo successivo è quello di ritornare alla forma originale, che solo ora, ha finalmente svelato i principi per cui è stata pensata dal Fondatore.

Aprire la mente e l'intelligenza del praticante credo sia lo scopo ultimo del Karate Wado Ryu, ma ciò non sarà possibile se il praticante non sarà preparato mentalmente a questa metodologia, compito primo del Maestro.
Si impara per insegnare quando si è pronti, e non solo per il numero di nozioni apprese, ma perchè si è diventati insegnanti attraverso un percorso che sfiora l'auto analisi psicologica, la conoscenza di se stesso e di quanto la materia marziale possa modificare il nostro animo.

...comunque..uno tsuki rimane sempre uno tsuki...

un abbraccio. 


M° Maurizio Orfei

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