Wadoryu: una scuola di combattimento con due anime
di: Maurizio Orfei
M° Karate Wado Ryu MAA International
Il Wadoryu è inquadrato nell’universo delle arti marziali come
“stile di karate” e assimilato agli altri principali storicamente
riconosciuti.
Nel 1940, il Dai Nippn Butoku Kai organizzò il 44
th Budo
festival in Kyoto e chiese ai vari gruppi e ai loro fondatori di
depositare il nome del loro stile o scuola e il programma del loro
metodo. Furono quindi posti i nomi di Wado-ryu karate jutsu, Goju-Ryu,
Shito-Ryu, e Shotokan-Ryu e prevedevano, come elemento comune oltre al
karategi bianco, lo sviluppo didattico attraverso le tre “K”, Khion.
Kata e Kumite
Il Wado-Ryu Jujutsu kenpo prevedeva nel suo programma di studi:
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Atemi o “colpo al corpo”, studio approfondito delle “armi” naturali del corpo umano e studio dei colpi.
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36 kumite kata classici di H. Otsuka I.
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San mi ittai, studio applicativo del principio del “tre in uno”
a) Ten i, il cambiamento della posizione;
b) Ten tai, lo spostamento del corpo;
c) Ten gi, la risposta tecnica.
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Machite to kakete, studio applicativo dei seguenti principi:
a) Gosen no sen (te), parare e contrattaccare contemporaneamente;
b) Sen sen no sen (te), attaccare mentre l’avversario attacca;
c) Sen no sen (te), anticipare.
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Ukemi: studio delle tecniche di caduta.
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Gyaku nage o “proiezioni sul dorso”, studio delle tecniche di proiezione.
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Joshi goshin jutsu: tecniche di difesa personale femminile.
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Idori: studio delle difese a terra.
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Tanto dori: difese da pugnale.
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Shinken shiraha dori: tecniche di difesa dalla spada classica giapponese.
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Kyusho jutsu: “tecniche per colpire i punti vitali”.
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Kappo: tecniche di rianimazione.
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Kuatsu: elementi base di digitopressione e automassaggio antalgico e analgesico giapponese.
Oltre a questi prinicipi, Otsuka registro come appartenenti allo stile
16 Kata di derivazione okinawense :
Pinan 1-5, Kusanku, Naihanchi, Seisan, Chinto, Passai, Neseishi, Wanshu, Jion, Jitte, Rohai, Suparinpei
e definì questo metodo come la “Via autenticamente giapponese per il
combattimento a mano nuda”. C’è da precisare che nel 1936 i kata
previsti nella bozza stilistica erano solo 9,
Pinan 1-5, Kusanku, Naihanchi, Seisan, Chinto
e in seguito furono aggiunti i successivi. Suparimpei è stato
trascurato fino a scomparire. Unsu è un kata praticato con alterne
fortune ed esiste una versione “wado” elaborata dal M°Ajari al quale
Otsuka concesse il privilegio di farsi filmare nell’esecuzione dei
principali kata e khion. Esiste un altro kata, Kumpu, che sembra sia un
prodotto originale dello stesso Otsuka e divulgato dal M°Belriti .
Possiamo considerare questo elenco come il manifesto programmatico
dello stile da cui sono stati derivati i programmi attuali delle varie
correnti internazionali del Wadoryu, le interpretazioni personali di
maestri autorevoli e le scelte delle Federazioni.
Quello che si evince da questa sommaria descrizione è la differenza
fra due tipi di kata, quelli originali nipponici derivanti dalle
esperienze di jujutsu di Otsuka provenienti dalle tradizioni dei ryu
feudali di kenjutsu e quelli okinawensi derivati dal bagaglio tecnico
introdotto in Giappone da Funakoshi, Mabuni e Motobu .
Inoltre le modalità esecutive dei Kumite Kata, cioè tutti quegli
esercizi a coppia derivati direttamente dalla tradizione di jujutsu,
inteso come estrema difesa nel caso della perdita dell’arma contro un
avversario militarmente armato, contrastano talvolta con i concetti di
combattimento espressi dagli Yakusoku kumite e dai Bunkai estrapolati
dai kata di Okinawa e principalmente legati al combattimento a mani
nude.
I veri kata del Wadoryu sono i Khion Kumite e i successivi Kumite
Kata, intesi comunque come tecniche a coppia elaborati come Ippon,
Nihon ,Sanbon e Ohio kumite.
I kata “a solo” sono stati una sorta di forzatura storica necessaria
per permettere al Wadoryu di essere considerato come stile di “karate”.
Questa mia affermazione è supportata anche dalla differenza che fra
Bunkai e Kaisetsu che propongono illustri maestri nipponici di Wadoryu
Il Bunkai, comune a tutti gli stili di karate, è l’utilizzo di frazioni di kata per mostrarne l’applicabilità reale.
Il Kaisetsu è l’estrapolazione del principio che sottintende quella
frazione di kata e che spesso nella spiegazione si allontana dalla mera
sequenza presa in esame inserendo tecniche mutuate dal jujutsu e non
esplicitamente presenti.
Questa doppia anima dello stile costringe i praticanti di Wadoryu a
confrontarsi con due diverse modalità motorie: quella del karate, più
formalmente definita, e quella del jujutsu legata ad una maggiore
concretezza.